Come scegliere le Cime per la Barca a Vela

Scegliere le cime per la barca a vela è importante per garantire efficienza, sicurezza e durata durante la navigazione. Le cime, infatti, non sono semplici corde: sono strumenti tecnici, pensati per funzioni specifiche in contesti marini spesso impegnativi. Ogni tipo di cima ha caratteristiche proprie in termini di resistenza, elasticità, grip e resistenza agli agenti atmosferici, ed è pensata per svolgere compiti diversi a bordo.

Capire quali materiali e dimensioni scegliere e in che situazioni è meglio utilizzare un tipo di cima piuttosto che un altro, può fare una grande differenza, sia in termini di prestazioni sia di comfort.

Le funzioni delle cime a bordo: non tutte le corde sono uguali

A bordo di una barca a vela, ogni cima ha una funzione precisa. È quindi importante sapere a cosa serve ciascuna per poter scegliere il materiale e la configurazione più adatta.

Le scotte, ad esempio, sono le cime utilizzate per regolare le vele. Devono essere flessibili, ma anche resistenti all’usura, poiché scorrono spesso nei winch e nelle pulegge. Le drizze, invece, servono a issare le vele: qui è fondamentale la bassa elasticità, per mantenere una tensione costante e precisa. Poi ci sono le cime di ormeggio, usate per assicurare l’imbarcazione in porto. In questo caso, l’elasticità è consigliabile, poiché ammortizza i movimenti causati dal moto ondoso. Anche le cime di controllo delle manovre correnti (come vang, paterazzo e carrelli) devono essere scelte con attenzione.

In generale, su ogni barca, le cime devono rispondere a tre requisiti fondamentali: resistenza meccanica, durabilità in ambiente marino e buona maneggevolezza. Valutare in anticipo la funzione e le sollecitazioni previste è il primo passo per una scelta efficace.

I materiali più utilizzati: caratteristiche e differenze

Il materiale con cui è realizzata una cima incide direttamente su prestazioni, comfort e longevità. Negli anni, l’evoluzione dei polimeri ha portato allo sviluppo di fibre ad alte prestazioni che oggi affiancano i materiali più tradizionali.

Il poliestere è probabilmente il materiale più diffuso nelle cime da vela. Offre un buon compromesso tra resistenza, elasticità e costo. È resistente ai raggi UV, non assorbe acqua e garantisce una discreta maneggevolezza. È adatto sia per drizze che per scotte, anche su imbarcazioni di medie dimensioni.

Per chi cerca prestazioni superiori, ci sono fibre tecniche come il Dyneema® (polietilene ad altissimo peso molecolare). È estremamente leggero, ha una resistenza alla trazione molto elevata ed è praticamente inestensibile. È ideale per le drizze su barche da regata o per chi desidera maggiore precisione nelle manovre. Il Dyneema® viene spesso impiegato con una calza esterna in poliestere o in tecnora, per migliorarne la resistenza all’abrasione e offrire una presa più sicura.

Il polipropilene, invece, è molto leggero e galleggiante, ma ha una bassa resistenza all’abrasione e ai raggi UV. Viene utilizzato soprattutto in ambiti specifici, come cime da recupero o parabordi.

Non bisogna dimenticare le fibre naturali, come la canapa o il cotone, che oggi sono meno comuni ma ancora apprezzate in contesti tradizionali o estetici, ad esempio su barche d’epoca.

Come scegliere la cima giusta: parametri da considerare

Una volta chiarita la funzione e il materiale, ci sono altri elementi da valutare nella scelta di una cima da vela: diametro, costruzione e finitura superficiale.

Il diametro deve essere compatibile con gli organi di manovra (bozzelli, winch, stopper) presenti a bordo. Una cima troppo sottile rischia di sfuggire o non garantire la presa necessaria. Una cima troppo spessa, invece, può incepparsi nei passaggi o rendere difficoltosa la regolazione. In genere, per le drizze si usano diametri tra gli 8 e i 12 mm, mentre per le scotte si può salire fino a 14 mm su barche più grandi. È sempre bene consultare il manuale del proprio armo o confrontarsi con un professionista in caso di dubbi.

La costruzione della cima influisce su flessibilità, resistenza e longevità. Le cime intrecciate a calza e anima sono le più versatili: l’anima (core) sopporta la maggior parte del carico, mentre la calza (cover) protegge e garantisce grip. Per impieghi più leggeri, esistono anche cime con costruzione a tre legnoli (three-strand), molto usate per l’ormeggio per la loro elasticità naturale.

Infine, le finiture (trattamenti idrorepellenti, termofissaggio, pre-stretching) possono migliorare ulteriormente le prestazioni. Ad esempio, una cima pre-stirata avrà meno allungamento in trazione, mentre un trattamento anti-UV ne aumenterà la durata sotto il sole.

Manutenzione e durata: come prolungare la vita delle cime

Anche la cima più resistente può deteriorarsi se trascurata. La manutenzione periodica è essenziale per garantire lunga vita al cordame di bordo e mantenere alta la sicurezza.

È consigliabile sciacquare regolarmente le cime con acqua dolce. Il sale cristallizza tra le fibre, indurendole e accelerando l’usura. Dopo ogni stagione, è utile smontare e lavare le cime in una rete da bucato, a bassa temperatura, per rimuovere sabbia, sale e impurità.

Durante le ispezioni, verifica che non ci siano segni di abrasione, sfilacciamenti o punti indeboliti. Anche se una cima sembra ancora "funzionare", la sua capacità di carico potrebbe essere compromessa. In caso di dubbi, è meglio sostituirla.

Un altro accorgimento utile è ruotare periodicamente le cime, soprattutto quelle soggette a usura unilaterale, come le scotte principali. In questo modo si distribuisce meglio l’attrito e si ritarda il deterioramento.

Piccole attenzioni, grandi differenze: consigli pratici per armatori e velisti

Scegliere la cima giusta non è solo una questione tecnica: è anche un modo per migliorare l’esperienza di navigazione. Una scotta che scorre fluida, una drizza che non allunga, un ormeggio che assorbe bene i movimenti... sono tutti elementi che fanno la differenza, soprattutto in situazioni impegnative.

Chi pratica vela sportiva o regate dovrebbe investire in cime ad alte prestazioni, come quelle in Dyneema® o tecnora, che offrono precisione e reattività. Per la crociera o le uscite domenicali, si può preferire un compromesso tra prestazioni e comfort, puntando su cime in poliestere ben calibrate.

Se si naviga in zone ad alta esposizione solare, è bene preferire corde con trattamento anti-UV o calze particolarmente robuste. In caso di dubbi, affidarsi a professionisti del settore — come Corderie Italiane, che offre una vasta gamma di prodotti e consulenze su misura — è sempre una buona idea.



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